lunedì 28 settembre 2015

Sull'allenamento fisico

Pubblicato nel vecchio Blog il: 03.06.2013 08:24
Mi capita spesso che un nuovo iscritto a uno dei miei corsi di Ta Fang Tao Kung Fu e Tai Chi Chuan, spesso e volentieri rimanga un po’sorpreso dallo scoprire che le nostre lezioni sono divise in 50% allenamento fisico (potenziamento, flessibilità e coordinazione motoria) e 50% in allenamento tecnico (lo studio delle tecniche, teorie e storia marziale). Talvolta arrivando addirittura a domandarmi: “a cosa serve fare gli addominali?” Di primo acchito mi viene da ridere quasi fossi il Buddha stesso di fronte alla piccola formica che gli domanda del perche conservare il cibo per l’inverno. Inizialmente la mia risposta è sempre la stessa: Perché è necessario essere allenati fisicamente. Un ovvietà questa che credevo fossi ugualmente condivisa nel mondo marziale, ma con ulteriore maggior sorpresa scopro addirittura “maestri” che pretendono di pubblicizzare l’efficacia in combattimento senza l’utilizzo di un corpo addestrato e allenato, molti aggrappandosi addirittura ai primi orientalismi che giungono in mente del genere: Spostare 1000 chilogrammi utilizzando 100 grammiutilizzare la potenza del Chi/Ki per abbattere l’avversario o, quella più stimolante per le risate, chi espone teorie taoiste che nemmeno conosce con: il molle vince sul duro, niente al mondo è più molle dell’acqua eppure nello imbattersi sulle rocce niente al mondo è più forte.
Il peggiore tra tutti è stato un maestro di karate con il quale ho avuto il piacere di scambiare due parole riguardo l’allenamento, in effetti lui ha affermato con estrema convinzione che l’allenamento fisico non è necessario ai fini della pratica delle arti marziali per due motivi fondamentali:
In antichità mica facevano gli addominali o panca piana o gli affondi, gli antichi guerrieri non avevano bisogno di tutto ciò, il fatto lo dimostra perche queste cose sono moderne, in più lo avrebbero fatto vedere anche nei film di arti marziali, in tutti i film il praticante si allena solo alle tecniche e basta.”
Caro Maestro, si, sei proprio tu e mi scuserai per averti utilizzato come punto per fare uno spunto di riflessione. In “antichità”, la vita era ben diversa, bisognava arare i campi, e magari farsi un bel po’ di chilometri per rimediare qualche erba medicinale, fare qualche scambio commerciale, ma anche il semplice portare l’acqua a casa poteva essere una fatica comune, tutte cose che oggi la nostra società ha reso quasi ovvie un tempo non lo erano, per cui certamente le persone erano più “toste” proprio per lo stile di vita che conducevano. Inoltre, mi piacerebbe ricordarti che coloro che si dedicavano alle arti marziali, fondamentalmente erano appartenenti ad una classe sociale dedita, appunto, alla guerra, ragion per cui dovevano seguire un addestramento ben specifico, capace di creare un guerriero (legasi soldato attuale) non certo un mediocre praticante da bar dello sport, il quale il sabato mattina è insieme agli amici a chiacchierare di quanto in alto riesce a tirare su il calcio laterale! Per la spregevole  argomentazione riguardo i film… che dire, se proprio devo scendere a smontare questo argomento: Nei film solitamente il protagonista si allena si e no per quattro minuti, e subito dopo è il novello Brusli che ovviamente uccide l’invincibile avversario (ma se era invincibile come ha fatto a vincerlo? Roba da film infatti). Se è per questo nei film, il protagonista, si allena sotto il miglior maestro (talvolta anche lo spirito stesso di Bruce Lee*) , esegue kata/forme senza mai studiare le loro applicazioni, combatte in tornei senza regole, utilizzando tecniche che in precedenza non aveva mai allenato!!! Infine, cosa da non sottovalutare, nei film il protagonista è ovviamente l’eletto! Colui che ha le migliori capacità umane, ma soprattutto FISICHE!!! (vedasi varie coreografie marziali).
Ora, appurato il fatto che al di sotto della mera tecnica ci deva essere una struttura portante, bisogna non cadere nella assurda presunzione che ciò che è vecchio, antico e per questo “tradizionale” sia migliore ad un allenamento più scientifico, moderno e attuale. A chi non è capitato quel praticante di arti marziali talmente “impostato” che afferma con assoluto convincimento: “il mio metodo è il migliore perche noi siamo tradizionalisti in tutto”? Mbeh, se sei così tradizionale, caro amico, allora immagino che le lezioni di addestramento della tua disciplina si svolgano completamente in lingua originale, inoltre, se sei (e siete) così tradizionale(i) immagino che chiunque vi guardi storto venga ucciso nell’immediato, e per questo suppongo che ora vi allenate in qualche carcere di massima sicurezza. Cadere nella trappola del difendere a spada tratta l’antico e il suo ordine senza capire il cambiamento è un grave errore che la storia più volte ha cercato di insegnarci (qualcuno si ricorda come finì la rivolta dei boxer? Qualcuno ricorda come finirono gli spartani di fronte all’esercito macedone? Qualcuno si ricorda come i portoghesi insegnarono ai samurai a fare la guerra? Qualcuno si ricorda come gli americani insegnarono ai veri americani a combattere in guerra con i fucili anziché con il Tomahawk), capire che i tempi cambiano, che le conoscenze migliorano è alla base della sopravvivenza della nostra specie (non saremo la specie dominante se la nostra capacità di adattarci ai cambiamenti fosse così spiccatamente alta). Infine se proprio siamo dei romantici sognatori marziali con un minimo di coscienza del nostro tempo e realtà capiremo che forse un sincretismo di antico e nuovo (a livello di conoscenza) non è del tutto inopportuno per le nostre amate discipline. La verità, forse, è in mezzo.

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