lunedì 28 settembre 2015

L'importanza della Tenerezza

Pubblicato nel vecchio blog il: 12.09.2013 15:36
Nella nostra esperienza quotidiana è possibile notare come la fondamentale pulsione della violenza sia non solo una questione appartenente a quella categoria di attributi fisiologici, del vincere il proprio avversario ma anche necessaria ai fini della sopravvivenza. Ora è vero che, stando alla legge della selezione naturale, soltanto l’esemplare più forte (dal punto di vista fisico, ma soprattutto da quello dell’adattabilità) è in grado di trasmettere il proprio codice genetico alle future generazioni, e con esso, nel caso specifico della nostra specie (fino a prova contraria), il proprio bagaglio culturale. Quindi l’apparire, e nel nostro caso anche il manifestare, di essere forti, in salute e capaci di provvedere al proprio clan o gruppo sociale sono certamente cose utili e di fondamentale importanza. In questo ragionamento però, dimentichiamo il fatto che ogni esemplare adulto prima ancora di essere appunto adulto è stato anche e soprattutto un infante ed è solo grazie al superamento di questa tappa che gli è stato possibile raggiungere la piena maturità e con esso la possibilità di entrare in competizione all’interno della società per portare a termine il compito biologico della vita: riaffermare sé stessa.
L’esemplare adulto può vantare un pieno sviluppo fisico, maggiore forza, armi naturali utili al confronto, maggiore e migliore conoscenza dell’ambiente circostante ed un insieme di ecc che potete ben immaginare, è quindi pronto per ingaggiare uno scontro necessario, violento, contro la natura, e l’esemplare appena venuto alla luce? di quali armi si avvale per sopravvivere? Uno sguardo veloce alle varie specie ci darà ben presto la risposta: E’ vero che in molte specie, al momento della nascita, possono vantare armi naturali pronte all’uso, ad esempio molte specie di serpenti sono in grado di produrre il veleno ad un ora dalla nascita o talvolta hanno una piccola quantità di veleno pronta all’uso già al momento della schiusa delle uova. I coccodrilli hanno le mandibole irte di affilatissime zanne e via dicendo (vi basterà far una ricerca veloce sul web), ma al di là delle proprie armi naturali le loro ridotte dimensioni li rendono una preda facile per i possibili predatori. Inoltre la difficoltà per molte specie di procacciarsi il cibo nel periodo immediato alla nascita è assai evidente, non a caso si è sviluppato un periodo necessario ai fini della crescita dove è solo grazie alla protezione dei genitori che essi possono sopravvivere. Ovviamente la specie umana è quella a maggior rischio poiché al momento della nascita siamo così indifesi che non riusciamo nemmeno a metterci in piedi o ad afferrare la nostra madre (negli scimpanzé il cucciolo è in grado di eseguire una potente stretta sul pelo della madre in modo da restargli attaccato addosso per la maggior parte del tempo). Qual è quindi l’arma che può, un cucciolo, utilizzare per poter sopravvivere? La tenerezza.
Siamo certi (?) che siamo l’unica specie che ha sviluppato una cultura su questo strano pianeta, quindi il prenderci cura della prole potrebbe apparire, ad analisi superflua, il risultato di un fattore culturale: cosa dice la cultura ad un esemplare maschio di pinguino per prendersi cura del cucciolo e rigurgitare il pesce appena ingoiato ed offrirlo in pasto alla prole? Nulla. E’ solo grazie alla gracilità e alla conseguente tenerezza con la quale i novelli individui interagiscono con gli esemplari più adulti della propria specie che sono in grado di ottenere da loro le cure necessarie: protezione e alimentazione. L’uomo essendo solo un'altra specie animale che pascola su questo pianeta non differisce affatto nelle strategie e nell’uso delle armi naturali, prima tra tutti, appunto, la tenerezza.
E’ innegabile il fatto che grazie alla composizione morfologica del viso il bambino sviluppi nella madre la spinta a prendersi cura di lui, questo è dovuto ad evidenti segni visivi quali: i colorito della pelle più chiara (in relazione ad un esemplare adulto), le labbra sottili, la rotondità del viso, il colorito e la sottigliezza dei capelli, la morbidezza della pelle, la fragilità dei movimenti, ecc. tutto in lui fa scattare l’impulso protettivo dei genitori, al primo posto quello materno. Già al secondo mese il bambino riesce a manifestare il sonrisso ed è solo dal quarto* mese in poi che fa la sua apparizione la risata coinvolgente che tutti conosciamo o abbiamo sentito. Per tornare alle altre specie possiamo elencare diversi attributi morfologici con i quali i cuccioli fanno leva sui propri genitori: la colorazione delle piume, del pelo, le ridotte dimensioni, inoltre l’uso di suoni specifici per richiamare l’attenzione, ecc.
La tenerezza è quindi un “arma” fondamentale per chi è indifeso e bisognoso di cure, a tal proposito è facile comprovare come la nostra specie, soprattutto in tempi assai moderni, ha sviluppato una particolare reazioni verso quegli individui che manifestano una certa tenerezza non che una spiccata qualità antropomorfa: e’ più facile sviluppare un certo affetto verso un cucciolo puccioso e teneroso di cane, anziché verso un pipistrello, una rana o una zanzara, ma non ci fermiamo qui! Siamo anche in grado di vedere come il cucciolo di cane sia avvantaggiato rispetto ad un suo collega razziale adulto: provate a regalare un cucciolo di cane ad un vostro amico e magari dopo un po’ di tempo provate a regalare allo stesso amico un esemplare già adulto o men che meglio anziano della stessa razza, di certo non resterete sorpresi della sua, diversa, reazione a questi due imput.
 In età adulta utilizzeremo il retaggio culturale rimasto da questa primordiale capacità (l’essere teneri e individuare la tenerezza) per affrontare diverse situazioni di pericolo e andare in contro alle diverse situazioni che la competizione interspecifica e intraspecifica ci proporranno di volta in volta.
Cosa fondamentale è quindi dare il giusto valore agli attributi di violenza e forza propri dell’età adulta, ma riscoprire anche i vantaggi strategici dell’apparire indifesi, bisognosi e quindi teneri, la competizione procurata dalla selezione naturale è certamente inumana e solo chi si troverà nella condizione più vantaggiosa potrà certamente raccontare la propria storia.
*La disposizione temporale è del tutto statistica quindi variabile nei singoli casi.

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