lunedì 28 settembre 2015

I colori della discordia

Pubblicato nel vecchio Blog il: 10.06.2013 08:11 
Ciò che i greci non potevano immaginare è che in un mondo completamente sconosciuto a loro, in un tempo frenetico, dove la vita scorre senza rendersene conto dei rapporti istaurati e delle dovute conseguenze , Eris, Dea della discordia, avrebbe influenzato un settore così piccolo e subdolo come quello delle arti marziali. Non si pensi subito alle varie inimicizie tra i maestri rappresentanti dei vari stili, no! Si guardi ancora più nel piccolo all’interno del proprio gruppo, classe. Così come la mela d’oro fu motivo per scatenare gli eventi che avrebbero portato alla guerra di Troia, all’interno dei nostri corsi, delle nostre scuole alleggia l’aura mistica delle cinture colorate. Ora il pericolo non giace più in un solo splendente colore, ma nelle svariate sfumature dello spettro visivo  le quali con grande immaginazione i maestri tentano di definire, nonché inserire (all’interno dei propri programmi tecnici) come rappresentanti della conoscenza acquisita.
Ora Nell’ambito della conoscenza e quindi dello studio organizzato, credo sia evidente a tutti la necessaria propedeuticità dell’insegnamento: Dal piccolo al grande, dal facile al difficile, dalle basi fino agli enigmi più paradossali della logica, delle scienze e via dicendo. Anche nell’arte accade ugualmente, si veda l’evolversi dello studio della pittura: lo studente inizia con il chiaroscuro, successivamente le forme geometriche, la prospettiva, ecc… inoltre, ad ogni livello di conoscenza vi è qualcosa che lo rappresenti o comunque che rappresenti il passaggio da conoscenze basilari a quelle più approfondite ed specialistiche: Si ricordi i vari esami e test che un normale studente deve affrontare negli anni del suo apprendistato. Allo stesso modo uno studio moderno delle arti marziali tradizionali dovrebbe essere ben strutturato ed organizzato (lasciamo da parte quindi i fanatici tradizionalisti che affermeranno a gran voce: La tradizione non si tocca, va bene così!), in modo da preparare lo studente via via all’obiettivo marziale (comune di tutte le arti marziali), ovvero: Combattere! O almeno non “morire” al primo schiaffone ricevuto. All’interno di questo principio di propedeuticità si collocano le varie cinture colorate, essendo ognuna propedeutica per il programma/livello successivo, e allo stesso modo le tecniche e principi presenti all’interno di ogni programma rappresentato dalle cinture.
Fin qui tutto sarebbe perfetto se non fosse per il fattore umano, cioè l’insieme di aspettative, sogni e speranze dei singoli studenti nonché dei maestri. Ognuno di noi infatti arriverà presso la propria scuola pieno come un uovo di tutte quelle idee, preconcetti e sovrastrutture proprie dell’essere umano, ed è qui che l’organizzazione stabilita dalle singole scuole e dai vari programmi tecnici rappresentati dalle cinture entreranno in conflitto, generando ulteriore discordia e malessere fino a giungere, tal volta, a veri e propri litigi all’interno delle famiglie marziali, per cosa? Si, per le cinture.
Ciò che non dovrebbero mai dimenticare, studenti e maestri, è che la cintura non rappresenta se non la conoscenza teoretica delle tecniche marziali, non certo le capacità atletiche, marziali, morali o etiche dei personaggi che le indossano. Le cinture sono idee che vivono in quell’iperuranio platonico, non certo la misura dell’uomo, ma unicamente la misura di un campo specifico, a mala pena accennato e ristretto, della sua conoscenza, in questo caso delle arti marziali.
Capito ciò diventa paradossale la reverenza offerta gratuitamente ai maestri o agli allievi anziani delle singole scuole, tanto è vero quanto la possibilità di vedere come molti allievi anziani, talvolta addirittura ufficialmente riconosciuti come in grado di insegnare dai propri maestri, dopo una lite, possano essere degradati ed espulsi dalle proprie scuole, ed allora la domanda viene spontanea: Tu, maestro, che ora degradi e cacci via con disonore il tuo studente, ti sei accorto solo ora che tale studente non era degno? Quindi: con quale parametro doni le tue cinture alle persone? E infine: ora che lo cacci via e lo degradi, credi che così facendo la sua conoscenza nella tua disciplina si automaticamente resettata e portata a zero? Maestri con simili atteggiamenti dovrebbero capire di rendersi ridicoli di fronte ai propri allievi mostrandosi per quel che sono: persone umane in eccesso di sovrastrutture.
Ma anche i singoli studenti non scherzano! Soprattutto coloro che, a priori, rendono onore a colui che una cintura indossa, magari per il semplice fatto che all’interno di quella sala ci sono altre dieci pecore ammaestrate a fare reverenza per il solo fatto che sia il sensei/sifu/great grand master, non parliamo poi dei famosi maestri dalle cinture bicolore rosso/bianco, quelli appartengono ad un altro universo! Giovane apprendista, non seguire gli ordini del primo mediocre generale che ti capita, potresti cadere prima ancora di andare in prima linea al fronte!
Non misurate l’uomo dalla sua cintura, né a livello marziale né a quello umano, a meno che non studiate sotto un illuminato, cosa assai poco probabile dato che non credo di avervi come miei studenti (permettetemi un secondo di egoismo), e se mai lo trovate l’illumnato nelle arti marziali, mbeh siate certi che avete sbagliato strada.

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