martedì 29 settembre 2015

L'Apprendimento e la ripetizione

Pubblicato nel vecchio Blog il: 20.11.2014 12:35
Ogni disciplina marziale va fiera del proprio bagaglio tecnico, delle proprie radici e soprattutto dei propri sistemi di allenamento. In effetti, negli anni ed in lungo ed in largo per il mondo, ogni maestro ha ideato via via sistemi e metodi allenanti sempre più particolareggiati, creando quel insieme folkloristico che danno uno specifico sapore alle discipline marziali; si dimentica però che vi è una costante, in tutti questi metodi di addestramento che penetra trasversalmente ogni sistema marziale, ogni stile marziale nonché permea molte delle nostre quotidiane attività di apprendimento, tale costante è la ripetizione.
Le scimmie antropomorfe più vicine all’uomo, gli scimpanzé (non dimentichiamo che tra noi e loro ci divide un unico gene), si tramandano elementari e “semplici” tecniche, come quella di aprire una noce  schiacciandola fortemente con una pietra attraverso la dimostrazione immediata del fatto e la costante ripetizione del gesto, fino al quasi perfezionamento dello stesso, con il quale gli esemplari più adulti riescono a spaccare le noci con un “semplice”, definitivo colpo!
Nella nostra quotidiana esperienza possiamo avere dimostrazione di come l’apprendimento avvenga fondamentalmente attraverso due vie complementari  e opposte: autogenesi intuitiva, ovvero l’innata capacità di  trovare la giusta risposta o soluzione ad un dato problema in completa assenza di una conoscenza pregressa e la ri-creazione ripetitiva, qualora non siamo in grado di risolvere un dato problema, possiamo copiare e ri-creare la soluzione adatta, memorizzandola attraverso la ripetizione.
Il metodo della ripetizione quindi condiziona la nostra capacità di rispondere ad un dato problema, velocizzando i tempi di risposta non già per via di una consapevolezza superiore del problema stesso, quanto per una rettiliana sensazione al limite dell’istintività. Il ripetere quindi, perfeziona e alimenta quella certezza che man mano si crea in noi, ovvero: che tale risposta è quella giusta a quel determinato problema, rinchiudendoci in un pensiero assolutistico proprio di chi si sente sicuro delle proprie certezze, ma…
Abbiamo tutti esperienza di come in natura non vi sia nulla di assoluto, immanentemente eterno e tale caratteristica è proprio di ogni cosa che appare davanti a noi, anche e soprattutto dei problemi che di volta in volta dobbiamo risolvere, ecco perché la falsa certezza prodotta dall’osservazione della ripetizione è di per sé una lama a doppio taglio. La ripetizione ci abitua a scegliere l’unica risposta certa che in passato ha funzionato ad un determinato problema, ma non ci fornisce nessun strumento per decifrare e modificare tale risposta nel caso, quello stesso problema, subisca una minima variazione.
Conoscevo un caro amico marzialista, il quale ogni giorno eseguiva cento calci circolari al sacco per ogni gamba, sempre a massima potenza. La sua convinzione risiedeva nell’affermazione che:
 “un guerriero che allena cento volte una tecnica anziché una volta cento tecniche è certamente più avvantaggiato in combattimento.”
Orbene, tale preposizione è certamente vera fin quando la teoria resta nel suo valido mondo che è appunto: teoria. Le varianti presenti all’interno della definizione di “combattimento” per la quale lui si addestrava, sono infiniti e all’infinito esse stesse variano, prendiamo ad esempio solo queste due varianti.: Luogo dello Scontro e Quantità di Avversari.
Luogo dello scontro, può essere la sala di una palestra, un ring, la strada (si è in salita o in discesa), il pavimento può essere scivoloso o fragile, può esserci vento e sabbia, pioggia, ecc… insomma la variante “luogo dello scontro” presenta diverse, se non infinite possibilità. Ora analizziamo la variante quantità avversari. Possiamo partire da uno solo, già con due avversari il mondo diventa un altro, figuriamoci un numero via via crescente, questi possono essere armati, possono essere drogati o ubriachi, qualcuno di loro può essere un combattente nato, ecc…. anche qui, un'unica variabile presenta un infinità di variabili!
Quindi il problema: “combattimento” non è certo risolto allenando ripetutamente un'unica risposta, nel nostro caso un'unica tecnica: il calcio circolare.
E allora qual è la risposta giusta a questo problema?
Semplice, cari lettori, la risposta l’abbiamo sempre avuta e la osserviamo ogni giorno, è la risposta che ci viene dalla natura stessa, dalla nostra stessa natura: l’adattabilità.
Solo chi è capace di affrontare un problema e risolverlo trovando la soluzione più ingegnosa, ovvero l’adattabilità ad una risposta coerentemente soddisfacente a quel determinato problema può riuscire vittorioso. Megas Alexandros insegna.
Allenatevi duramente, certamente la ripetizione del gesto tecnico sarà sempre un ottimo metodo, ma non fossilizzatevi in una credenza assolutistica di invincibilità, tantomeno di forza contro altri.

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