Pubblicato nel vecchio blog il: 28.08.2013 17:18
Quante volte ci siamo trovati di fronte all’ambiguo fenomeno della fissazione su quanto sia tradizionale una disciplina marziale e del suo valore rispetto alla nostra epoca? E’ comune notare, come nei moderni gruppi di discussione ciò venga facilmente a galla con la domanda: quanto sono utili le arti marziali tradizionali, ideate in un contesto lontano sia in tempo che in spazio dalla nostra moderna società, così dedita alla comunicazione e allo sviluppo immediato delle capacità umane? Non sono forse discipline ormai sorpassate nell’ambito marziale (le arti militari hanno subito diverse modifiche dal punto di vista strategico/tattico/logistico dato dalla modernizzazione della scienza e la tecnologia bellica)? Non sono forse discipline praticate in modo fin troppo anacronistico?
Per cominciare, cosa intendiamo con il termine “tradizionale”? non sarà molto difficile trovare la corretta definizione di questo termine (vi sarà di aiuto il buon google), come l’insieme culturale del sapere tramandato all’interno di una comunità, arrivando ad avere un vero e proprio corpo folkloristico rappresentativo, donando un’identità nell’insieme della storia sociale. Orbene, il fattore che un sapere o abitudine sociale sia tramandata nei tempi per un lungo periodo fa sì che questo diventi un imprinting sociale ben marcato e distinto entrando appunto nell’insieme che possiamo definire tradizionale o appartenente alla tradizione. L’appartenenza alla tradizione genera nella mente degli adulti di un dato gruppo sociale, un canone che agli occhi di un esterno può apparire alle volte addirittura contronatura. E’ proprio qui che possiamo vedere l’origine della Neofobia, nel nostro più ristretto campo: Neofobia marziale, ovvero la tendenza a vedere in ogni cosa nuova un rischio elevato per le sovrastrutture ritenute eternamente valide poiché appartenenti alla tradizione.

Qualcosa che non si conosce di primo acchito può apparire pericolosa, e su di essa l’uomo è portato per il proprio istinto di conservazione ad ideare risposte fantasiose che possano limitare l’interazione con il nuovo oggetto sviluppando in modo più o meno forte la neofobia quale metodo di riparo e prevenzione. E’ interessante notare come la neofobia sia maggiormente presente negli esemplari adulti, allorché essi hanno costruito intorno a sé un mondo di strutture e, perché no, di sovrastrutture all’interno delle quali trovano riparo e sicurezza; mentre è altamente presente negli esemplari più giovani il desiderio della scoperta e dell’indagine propria della neofilia. Per fortuna i raggruppamenti sociali permettono che alcuni esemplari particolarmente a loro agio con la neofilia riescano a mantenerla alta anche negli stadi più maturi della loro esperienza, consentendo al loro intelletto ulteriori ricerche per il semplice gusto della ricerca stessa.

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