lunedì 28 settembre 2015

L'albero che non dà ombra

Pubblicato nel vecchio blog il 31.05.2013 11:12
Credo di ricordare bene quando dico che era un grigio pomeriggio invernale, l’argentea pioggia dalle piccole gocce alla finestra bruiva, mentre il maestro era chino sui suoi piatti colmi di sapone ed io da lontano mi gustavo quelle ultime scene di quotidiano addestramento “seduto” in mabu. Si parlava della lancia e dell’importanza della schiena nel suo uso, del perché dovrebbe essere studiata solo dopo la spada dritta, e le corrette traiettorie degli affondi tonanti (tecnica di affondo, dal nome molto cinese la cui unica qualità è essere un semplicissimo affondo).
Mancavano pochi giorni alla mia partenza e così cercavo di cogliere quanti più particolari possibili, quasi fossi fatto di spugna, di carta, di cottone…
-Insegnare a tutti è cosa buona, trasmettere la conoscenza ai meritevoli è cosa assai migliore.
-Non devo insegnare maestro? Come saprò riconoscere colui che merita?
-Colui che ha conoscenza insegna con la sua persona, tu insegni a priori mio giovane apprendista. Senza fretta saprai riconoscere a tempo debito colui che merita.
-come posso insegnare se ho ancora molto da imparare?
-Sapere di avere ancora da imparare dimostra che sei pronto ad insegnare.
-Ma senza la vostra guida, a chi chiederò consiglio? Chi potrà guidare la mia crescita nel nostro stile? Nel nostro Clan?
-Presto, quando il mio spirito sarà tutt’uno con il mondo io sarò sempre accanto a voi. Se mai avrai bisogno di parlarmi, cercami sotto l’albero che non dà ombra.
-cosa significa maestro?
Non mi diede mai risposta, dopo tutti questi anni credo che lo abbia fatto apposta, sicuramente era il modo, tutto suo, di rispondere in modo evidente senza rispondere concretamente.
Sono passati anni da quando ho aperto le porte dello stile al pubblico, un pubblico vario, fatto di singole persone con personali aspettative, sogni, difficoltà e sovrastrutture. Ho visto giovani ragazzi iniziare con la voglia di diventare dei serial killer in combattimento, e che dopo la prima mezz’ora di mabu hanno lasciato la pratica per qualche altro corso dove promettevano l’efficacia in combattimento in pochi mesi e magari con corsi “adatti a tutti”. Ho visto uomini adulti approdare ricercando un misticismo da film anni 70, energie in grado di abbattere avversari senza nemmeno toccarli, e quando hanno scoperto che bisognava sudare e faticare per sapere mettere insieme una semplice combinazione di diretto-diretto incrociato, hanno mollato per qualche altro santone che accendeva le lampadine. In questi anni mi è spesso balenata la voglia di mollare tutto, sconfitto dalla consapevolezza che il nostro Clan era destinato a morire se non riuscivo a trovare qualcuno a cui trasmettere la nostra conoscenza, e di conseguenza cercavo risposte per il modo migliore di agire e di insegnare ai miei studenti, cercavo risposte che puntualmente non arrivavano, proprio perche sapevo che l’unica persona in grado di rispondermi era semplicemente Fong, ma ora con la stessa semplicità non avrebbe mai più potuto rispondermi.
Allora cosa intendeva con il cercarlo sotto l’albero che non dà ombra? Si stava forse prendendo gioco di me? Era un trabocchetto, un suo solito gioco intellettuale, per evadere la ovvietà che non avrebbe mai potuto essermi veramente accanto nei momenti di difficoltà? “L’albero che non dà ombra, l’albero che non dà ombra” ho continuato a ripetere questa frase nella mia mente  e forse solo ora riesco a darmi la risposta. Non esiste un albero che non dà ombra; ogni albero, anche di notte mentre la luna piena è lucente in alto, la sua ombra è percepibile. La prima consapevolezza è, quindi, che l’albero che non dà ombra semplicemente non esiste. Ovvio, direte voi, e infatti è così. E’ proprio perche è ovvio l’ultimo insegnamento di Fong era il dimostrarmi semplicemente la non necessità del maestro, senza saperlo ero arrivato ad essere diventato maestro di me stesso, il problema è che in tutti questi anni non ne avevo presso mai coscienza di ciò e invano cercavo all’interno della non risposta una risposta che semplicemente non c’era, perche essa era già da tempo presente, l’errore peggiore di tutti, quello a cui tutti prima o poi siamo destinati a compiere è proprio l’aver bisogno di qualcuno quando in realtà non sussistono i principi necessari a soffrirne la necessità. L’ultimo insegnamento era un insegnamento di libertà, di completezza. Ho certamente molto ancora da imparare nel mio stile, del mio Clan, della storia dei nostri padri, dei nostri eroi, ma certamente non ho più bisogno di attribuire ad altri il compito di mostrarmi la Via, essa è sempre stata accanto a me.
Grazie Maestro.

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