martedì 29 settembre 2015

Sulla Difesa personale e le Arti Marziali

Pubblicato nel vecchio blog il: 12.11.2014 10:33
Il mondo delle arti marziali nostrane talvolta può offrirci degli ottimi aneddoti che rasentano il ridicolo, come quella del maestrino di karatè che prende a pugni una busta di sassi per allenare il giacuzuchi*, senza aver mai fatto un minimo di preparazione antecedente e procurandosi la frattura di tre su cinque metacarpi, o meglio quella del maestrino di difesa personale dall’anglosassone nome che ad ogni lezione tenuta si procura autolesioni, spesso limitanti, anche quando si allena a solo! Insomma una varietà di spunti sui quale riflettere amenamente nelle fredde sere invernali, possibilmente con una buona scorta di vino rosso. Quest’oggi però il pensiero mi si è fermato ed ingarbugliato sulla problematica questione: arti marziali e difesa personale.
Orbene mi affido al buon senso nonché a quel minimo di intelletto che vorrei riconoscere ancora nella maggioranza dei miei pari, esseri definibili ancora, umani o forse troppo umani (il buon Friedrich mi scuserà per questa ignobile menzione). Cercate di seguirmi, miei cari lettori, su un ragionamento così banale, naturale e semplice che oserei dire ci sarà poco o nulla sul quale indagare dopo.
Arti marziali. Con questi due termini possiamo raggruppare quell’insieme di tecniche, studi e metodi dai più variegati sapori orientali u occidentali che siano, riguardanti i metodi di combattimento a solo, in gruppo, armati o disarmati; ritrovabili ovunque l’uomo vi abbia portato la propria civiltà.  Orbene, questa conoscenza che ha come scopo lo studio ed il raggiungimento di una infallibile efficacia al momento di dover essere applicata in combattimento è per sua stessa natura non soltanto teoria iperuranea quanto praticità immanente e consistente. Un arte marziale che si rispetti, ha quindi il bisogno naturale di essere dimostrabilmente pratica nel caso di doverne fare uso, altrimenti semplicemente non è un arte marziale.
Mi spiego: Se inizio la pratica di una disciplina, qualsiasi essa sia, oltre a farlo per il semplice piacere o svariati altri motivi personali, ecc, l’obiettivo alla base di tale studio non sarà se non raggiungere ottimi livelli di maestranza applicata riguardo quell’ambito specifico di studio; quindi se mi iscrivo ad un corso di disegno e pittura, mi aspetto di raggiungere alti livelli (o almeno migliorare le mie capacità) nella disciplina, appunto, del disegno e della pittura, ciò non richiede necessariamente che io diventi un esperto nella storia dell’arte, quest’ultimo può essere semplicemente una conoscenza collaterale data dal mio personale interesse per quella ulteriore disciplina(la storia dell’arte, appunto). Potremo continuare ad esaminare un infinità di esempi simili, e la deduzione finale sarebbe sempre la stessa: L’autosomiglianza tra disciplina e scopo della stessa. Cos’è l’autosomiglianza? E’ la capacità naturale per la quale ogni singola parte è identica al tutto, nel nostro specifico caso, ogni singola tecnica marziale, pur variando la sua morfologia tecnica strutturale, prevede lo stesso identico scopo di ogni arte marziale degna di tale nome: abbattere il proprio avversario.
Un praticante di arti marziale è allora uno studente dedito all’approfondimento e assimilazioni dei metodi per raggiungere un alto grado di efficacia nell’abbattere il proprio avversario, sia sul piano fisico che su quello psicologico, in tal modo la sua persona si avvicina il più possibile all’archetipo elementare del guerriero: L’uomo in grado di affrontare ogni difficoltà proprio in virtù della sua conoscenza marziale.
Ora, abbiamo delle discipline che insegnano a combattere e degli studenti che si impegnano ad imparare tali metodi, considerando che un combattimento prevede l’alternanza di fasi di attacco e difesa fino al punto cruciale in cui si stabilisce la supremazia di uno dei due fattori in lotta, si potrebbe concludere che: un praticante di arti marziali, è per sua natura addestrato e pronto ad un ottima difesa di se stesso, ad un efficace difesa personale. E allora… La domanda da un milione di dollari: perché ci sono i fantomatici “corsi di difesa personale, quando abbiamo già le discipline definite appunto Arti Marziali”?  Il nichilista che è in me, risponderebbe: Questi corsi di difesa personale esistono per ovvi motivi commerciali, ad un certo punto, quando alla moda dello Judo, s’impose quella del karate, ed al karate il kungfu, poi la kick boxing, e via dicendo, il nostro bisogno di creare mercato e continuare a vendere qualcosa che appaia nuovo, convinsi gli insegnanti a separare i due aspetti, come se ciò fosse logicamente possibile, ed in tal modo venne fuori che le arti marziali erano solo uno stile di vita e tutto quell’insieme di mondezza newage per cui bisognava anche praticare qualcosa di più reale e adatto alla “strada”, inventando nuovi corsi (possibilmente da svolgere in mimetica) dove, togliendo tutta la parte culturale delle originarie arti marziali, si pensassi unicamente all’aspetto “realistico” delle tecniche stesse, infine dando a questi corsi possibilmente un nome improbabile e magari attinente a qualche videogioco in pieno stile virtua fighter, street fighter o tekken e via dicendo.
Ora, mi domando se non è così facile riconoscere che praticando già un arte marziale si dovrebbe imparare a difendersi? Lo studio classico della logica aristotelica dovrebbe portarci, in modo assai semplice, alla risposta di questa domanda: Si, per imparare a difendersi basta studiare, per bene, un ottima disciplina marziale; dove per ottima si consideri quella disciplina più facilmente assimilata dalla mia specifica persona, e alla quale si dedica diverse ore di addestramento.
Oltre all’aspetto logico per il quale è ovviamente inutile separare la difesa personale dalle arti marziali, vi è anche una motivazione pratica sul perché è indiscutibilmente migliore scegliere un arte marziale anziché un corso di difesa personale ma per questa discussione vi invito a restare in attesa al prossimo articolo del blog. Nel mentre, cari amici lettori, meditate e allenatevi.
*Attendo il primo linguista che proverà a correggermi sul come scrivere giacuzuchi correttamente.

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